

A cura di Ivan Giuliani
Da alcuni anni a questa parte il processo di produzione del software per le organizzazioni ha smesso di essere riservato esclusivamente ai programmatori e sempre di più, fortunatamente, le applicazioni non sono più concepite come un mero aggregato di funzionalità tecniche. Le soluzioni digitali nascono in luoghi di collaborazione: spazi in cui business e IT si incontrano per co-creare.
Non si tratta di un’utopia partecipativa, ma di una trasformazione profonda, già in atto, che sposta l’attenzione da chi “programma in codice” al “chi conosce il problema”. Il vero valore, infatti, non sta più solo nella tecnica, ma nella connessione tra chi pensa e chi costruisce, tra chi guida l’azienda e chi progetta strumenti per innovarla.
È in questo scenario che prende forma la Software Democracy: un modello in cui il potere di creare soluzioni digitali non è più riservato a pochi, ma diventa un’opportunità condivisa, accessibile, distribuita. Un modello in cui nascono anche nuove professioni per il mercato del lavoro.
Il significato profondo di Software Democracy
Il concetto di Software Democracy non si limita a una formula suggestiva. Significa restituire alle persone che vivono l’organizzazione e i processi aziendali – anche se prive di competenze tecniche – la possibilità di contribuire attivamente ad una parte di innovazione in azienda.
Questa prospettiva sposta l’asse del potere digitale: non è più solo chi conosce i linguaggi di programmazione ad avere accesso alla costruzione delle soluzioni, ma anche chi conosce il problema da risolvere. Significa redistribuire la capacità di innovare, abbattendo barriere tecniche, culturali e organizzative.
In questo contesto, il no-code diventa abilitatore di autonomia. Le persone possono contribuire in prima persona alla progettazione dei flussi digitali, trasformando idee in soluzioni in tempi brevi. La figura del Citizen Developer (colui che non conosce i linguaggi di programmazione ma che costruisce applicazioni in autonomia senza utilizzare codice), diventa un alleato strategico e a supporto dell’IT, nonchè un catalizzatore dell’innovazione.
Ed è proprio qui che il concetto di Software Democracy si rafforza: chi vive il business può finalmente dialogare con l’IT usando un linguaggio condiviso. Le barriere si abbassano, le esigenze si chiariscono, le soluzioni si costruiscono insieme. Il software non è più calato dall’alto, ma modellato in modo collaborativo, con ruoli diversi ma complementari. È una nuova forma di sinergia, in cui la tecnologia diventa comprensibile, accessibile, plasmabile.
Dalla teoria alla pratica: cosa cambia davvero
La Software Democracy è oggi una pratica concreta che sta ridefinendo il modo in cui le organizzazioni progettano e governano il proprio software. In moltissimi contesti – dalle grandi aziende strutturate alle PMI – l’adozione di piattaforme no-code ha già portato vantaggi tangibili:
- Digitalizzazione veloce di processi complessi, anche mission-critical;
- Riduzione della frammentazione operativa: meno email, meno file sparsi, meno strumenti isolati;
- Collaborazione fluida tra funzioni business e IT, senza conflitti o rimpalli;
- Governance più solida, con processi tracciabili, adattabili e scalabili;
- Maggiore autonomia operativa anche in contesti privi di un IT interno strutturato.
Uno degli effetti più interessanti è che la trasformazione non si ferma all’efficienza operativa. Una volta sperimentato l’approccio no-code, le organizzazioni iniziano a pensare in modo diverso: sviluppano una cultura della sperimentazione continua, riducendo il rischio di errori e abilitando una innovazione incrementale e distribuita.
Innovazione sostenibile e strategica
Parlare di Software Democracy significa parlare di strategia organizzativa.
In un mercato in cui la velocità è decisiva e le risorse IT sono spesso limitate, l’accessibilità allo sviluppo applicativo diventa un vantaggio competitivo. Non è un caso che il settore low-code/no-code stia crescendo a ritmi superiori al 26% annuo a livello globale (Fonte: https://www.businessresearchinsights.com/market-reports/low-code-and-no-code-platform-market-118143).
Ma c’è un elemento ancora più profondo: il software non è solo tecnologia, è capacità di azione. Democratizzare il software significa rendere l’innovazione un bene condiviso, non più esclusiva di pochi, ma patrimonio operativo di tutta l’organizzazione.
Quando questo accade:
- le decisioni si prendono in base ai dati, non più solo all’esperienza;
- i processi si adattano ai cambiamenti, non li subiscono;
- l’organizzazione evolve in modo sostenibile, perché chi innova è anche chi opera.
In definitiva, la Software Democracy non semplifica la complessità, ma la redistribuisce. Abilita un nuovo equilibrio tra controllo e flessibilità, tra standardizzazione e creatività. È una trasformazione profonda, che non passa solo dai sistemi, ma dalle persone.
E forse proprio per questo, è una delle più potenti.
Editoriale a cura di:
Ivan Giuliani
Communication Specialist Openwork

Jamio mixer 4.8 R4: processi più chiari, sicuri e potenti
Con la nuova release Jamio 4.8 R4 in uscita il 27/09, la piattaforma no-code Jamio fa un ulteriore salto in avanti. Le novità principali puntano dritte al cuore delle esigenze delle organizzazioni: chiarezza nella gestione dei processi, rafforzamento di sicurezza e compliance, maggiore potenza negli strumenti di automazione.
Human Task: più chiarezza e controllo nell’assegnazione
In ogni processo digitale, ci sono attività che non possono essere delegate a un sistema automatico, ma richiedono l’intervento umano. Sono momenti in cui serve prendere decisioni, validare dati, approvare documenti o semplicemente fornire un contributo che solo le persone possono dare. Queste attività, note come Human Task, rappresentano il punto di incontro tra automazione e intelligenza umana, e per questo sono cruciali nella gestione dei workflow aziendali.
Con la nuova release, Jamio introduce un cambiamento sostanziale nella loro configurazione all’interno di un processo: i partecipanti non sono più definiti attraverso regole astratte sotto forma di filtri, ma diventano liste esplicite e persistenti di utenti, ruoli, gruppi o unità organizzative. In questo modo è chiaro fin da subito chi è coinvolto in un’attività, l’assegnazione diventa più rapida e le operazioni di manutenzione risultano semplificate per i progettisti. La modifica riduce le ambiguità e aumenta la trasparenza, rendendo gli Human Task non solo più performanti, ma anche più aderenti alla realtà organizzativa delle aziende.
È importante sottolineare che la nuova modalità non riduce la potenza precedente, anzi, la accelera: le regole possono sempre essere definite a design time ed assegnate a variabili di processo, consentendo ai progettisti di modellare scenari dinamici che si adattano ai contesti organizzativi. In questo modo Jamio combina il meglio dei due approcci: la chiarezza delle liste esplicite e la flessibilità delle regole astratte.
Sicurezza e compliance: più fiducia nei processi digitali
La protezione dei dati e la conformità normativa sono da sempre un tema centrale per le organizzazioni. Con la release 4.8 R4, Jamio rafforza ulteriormente il suo posizionamento come piattaforma sicura e affidabile.
Le nuove funzionalità introducono logiche sempre più robuste per la gestione dei dati in ottica GDPR, con maggiore attenzione a minimizzazione, tracciabilità e controllo. Si amplia inoltre la governance della piattaforma grazie all’uso appropriato dei ruoli di sistema, come i gruppi Super Administrator, nel quale inserire utenti che devono avere ruoli di amministrazione, e l’impossibilità di creare account per l’utente Automation, che garantiscono maggiore chiarezza nella gestione dei permessi e nella separazione delle responsabilità.
Un ulteriore passo avanti riguarda la firma elettronica avanzata, già integrata in Jamio, che ora può essere visualizzata direttamente da un qualsiasi utente sul file PDF. Così la validazione diventa più immediata e trasparente, semplificando le operazioni di controllo e rafforzando la fiducia nei processi digitali.
Non si tratta solo di rispondere a obblighi normativi, ma di creare un contesto digitale in cui utenti, clienti e partner possano avere piena fiducia. In un mondo in cui la compliance è anche un fattore competitivo, Jamio offre così alle organizzazioni la possibilità di innovare senza compromessi sulla sicurezza.
Jamio Plug sempre più potenti
Il terzo ambito di innovazione riguarda i Jamio Plug, che con questa release diventano ancora più potenti e versatili. La loro evoluzione consente di orchestrare con maggiore efficacia servizi esterni e di automatizzare attività complesse, riducendo tempi e costi di implementazione. Si rafforza così il ruolo dei Plug come strumento strategico per integrare applicazioni e dati, dando vita a soluzioni pronte all’uso ma al tempo stesso adattabili alle specifiche esigenze di business.
Un passo avanti nella digitalizzazione dei processi
Jamio mixer 4.8 R4 non si limita quindi a introdurre nuove funzionalità, ma consolida un percorso che rende la digitalizzazione dei processi più chiara, più sicura e più vicina alle esigenze reali delle organizzazioni.

Partnership Openwork e Gruppo IMC: alleanza strategica per innovare governance, compliance e processi digitali
La crescente pressione normativa e l’esigenza di rafforzare i sistemi di governance, risk & compliance (GRC) stanno ridefinendo le priorità delle organizzazioni. In questo scenario, la collaborazione tra Openwork e Gruppo IMC rappresenta un passo strategico per supportare imprese e istituzioni nel coniugare innovazione digitale e solidità dei processi di controllo.
Gruppo IMC, realtà di riferimento nella consulenza in compliance, gestione dei rischi e dimensionamento organizzativo, porta in dote una profonda esperienza nell’aiutare le aziende a governare complessità e cambiamento. L’utilizzo della piattaforma Jamio openwork, basata su approccio no-code, consentirà di tradurre queste competenze in soluzioni digitali concrete, capaci di rafforzare la resilienza delle organizzazioni e trasformare la conformità da obbligo normativo a leva di competitività.
Ne abbiamo parlato con Vincenzo Carolla, Amministratore di Gruppo IMC:
Quali sono i valori e le competenze distintive di Gruppo IMC?
Gruppo IMC nasce con una missione chiara: aiutare le organizzazioni a crescere in modo sostenibile, riducendo la complessità e trasformando gli obblighi normativi in opportunità di miglioramento.
I nostri valori distintivi sono la competenza multidisciplinare, la visione sistemica e la prossimità al cliente. Lavoriamo integrando competenze di governance, risk management, compliance e IT strategy, con un approccio sempre orientato alla concretezza e al risultato.
Non ci limitiamo a fornire consulenza: accompagniamo i nostri clienti in un percorso di evoluzione organizzativa, affiancandoli nelle decisioni strategiche e nella loro attuazione operativa. Questo mix di esperienza consulenziale, capacità di execution e attitudine all’innovazione rappresenta il vero DNA di Gruppo IMC.
Perché avete scelto di collaborare con Openwork e Jamio openwork?
La decisione di collaborare con Openwork nasce proprio dal fatto che non ci limitiamo a fornire consulenza ma siamo spinti dalla volontà di offrire ai nostri clienti anche strumenti tecnologici all’altezza delle sfide attuali. Oggi le organizzazioni devono governare processi sempre più complessi, garantire compliance normativa e gestire rischi crescenti: farlo con strumenti tradizionali significa spesso rallentare l’innovazione.
Jamio openwork ci ha convinto perché rappresenta un ponte ideale tra governance e digitalizzazione. La sua logica no-code consente di modellare processi, dati e documenti in maniera agile, senza appesantire l’IT, e questo si sposa perfettamente con il nostro approccio consulenziale.
Con Openwork condividiamo una visione comune: rendere la digitalizzazione un fattore abilitante, non un ostacolo. Per noi questa partnership significa poter accompagnare le imprese e le pubbliche amministrazioni in un percorso in cui compliance e gestione dei rischi non sono più solo obblighi, ma diventano leve di efficienza e competitività.
Quali benefici porterà questa partnership ai vostri clienti?
Vogliamo rendere i processi dei nostri clienti sempre più trasparenti, tracciabili e sicuri con tempi di implementazione drasticamente ridotti rispetto agli approcci tradizionali: regole e controlli non resteranno sulla carta, ma diventeranno workflow digitali che semplificano il lavoro quotidiano, riducono errori e costi, e aumentano la resilienza.
Nel solco di quello che già facciamo con le nostre soluzioni proprietarie i nostri clienti troveranno ancora più semplice e veloce conciliare adempimenti normativi e innovazione organizzativa, trasformando la compliance da vincolo a fattore di vantaggio competitivo.
In quali settori vedete le maggiori opportunità di adozione?
Le opportunità sono trasversali, ma ci sono settori in cui la combinazione tra la nostra esperienza e le potenzialità di Jamio openwork può davvero fare la differenza.
Penso innanzitutto al settore bancario e assicurativo, dove la gestione dei rischi, la compliance normativa e la trasparenza dei processi sono elementi vitali.
Un altro ambito chiave è quello delle multiutility e dell’energia, realtà caratterizzate da grande complessità operativa e da una forte pressione regolatoria, che possono trarre enorme beneficio da soluzioni digitali scalabili e sicure.
Infine, vediamo un forte potenziale anche nelle grandi imprese industriali e nei servizi, che devono coniugare innovazione, resilienza e governance.
In tutti questi settori, la forza della partnership sta proprio nell’unire consulenza e tecnologia: Gruppo IMC porta competenze di dominio e metodologie di risk & compliance, Jamio openwork offre la piattaforma per tradurle in processi digitali concreti e adattabili.”
L’ultima domanda è per Martin Arborea, Direttore Commerciale di Openwork: Come si inserisce l’ingresso di Gruppo IMC all’interno della strategia più ampia di sviluppo della rete dei Business Partner di Openwork?
L’ingresso di Gruppo IMC nella nostra rete di Business Partner rappresenta un tassello importante di una strategia più ampia: quella di costruire un ecosistema solido di competenze che rafforzi il valore che Jamio openwork porta al mercato. Ogni partner arricchisce il network con la propria specializzazione: nel caso di Gruppo IMC, le profonde competenze in governance, risk & compliance e nella trasformazione organizzativa.
Insieme, siamo in grado di offrire a imprese, banche, assicurazioni, multiutility e pubbliche amministrazioni non solo strumenti tecnologici innovativi, ma soprattutto la capacità di coniugare digitalizzazione, controllo e resilienza. Trasformare la compliance e la gestione dei rischi da obbligo a motore di competitività e crescita, mettendo a disposizione del mercato una rete integrata di consulenza, tecnologia e innovazione.